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Frutti di mare, scopriamo la filiera delle cozze

TERMOLI. Una giornata magnifica quella che ci ha introdotto oggi in un mondo particolare, una nicchia dell’attività ittica, ma con volumi importanti, anche se vive un momento di difficoltà.

Grazie al gancio insostituibile dell’Assoporto Termoli, col segretario Antonio Digati, siamo stati ospiti a bordo di una delle imbarcazioni appartenenti al Consorzio produttori molluschi del Molise.

Ci siamo diretti a Nord, al largo della costa termolese, dopo aver lasciato gli ormeggi sulla banchina compresa tra il molo degli imbarchi e l’area dei Cantieri navali.

Assieme a Vittorio Iacovelli, ad altri presidenti di cooperative e all’equipaggio, arriviamo di fronte agli ultimi insediamenti residenziali del litorale termolese, nei pressi dell’aspro.

Impianti di mitilicoltura a Termoli che occupano 25 chilometri di estensione, sia a Nord che puntando a Sud, dopo Rio Vivo.

Fondali di poco inferiori ai 20 metri, filari, campane e boe, che purtroppo non sono più così pieni e produttivi come una volta.

Cinque i produttori, di cui 4 nel Consorzio, con l’obiettivo di realizzare un Op e magari avere anche superficie a terra, oggi quanto mai improbabile vista la fase di stallo delle concessioni demaniali marittime

In tempi belli si producevano anche 900 tonnellate di mitili ogni anno, con la stagione compresa tra marzo e l’inizio dell’autunno, oggi si è perso un 30%, ma la picchiata è progressiva e negli ultimi anni ha toccato i 5mila quintali.

Colpa della morìa del seme, dovuta sia alle condizioni meteo che in passato hanno devastato gli impianti, l’ultima, catastrofica, nel gennaio 2017, poi la temperatura dell’acqua, troppo calda, che impedisce la crescita delle cozze. 28 gradi quella registrata quest’anno, un record.

Infine, anche orate e saraghi, soprattutto, che banchettano a spese dei mitilicoltori.

Tuttavia, rispetto a queste criticità, con prezzi di vendita a 60 centesimi al chilo ai rivenditori locali, oltre alle esportazioni oltre il Molise, anche in Francia e in Spagna, le istituzioni sono sorde a queste problematiche, mai un contributo, una misura di sostegno, un gesto, da cinque anni a questa parta, come fossero figli di un Nettuno minore.

Eppure la filiera dei molluschi è importante, c’è anche quella delle vongole, con altre caratteristiche.

Le cozze sono un prodotto ittico ambito, viene utilizzato a tavola in diversi modi, dovremmo essere in grado di proteggere una economia locale, ma spesso ce ne dimentichiamo, magari strizzando l’occhiolino a quelle provenienti dalla Grecia o da altre zone del Mediterraneo.

In particolare, la critica è rivolta alla Regione Molise, completamente inerte, ma anche in sede ministeriale non c’è sponda per fondi che almeno possano ristorare i proprietari degli impianti a mare dei danni provocati dalle mareggiate.

Abbiamo potuto ammirare anche delle best practice, l’impiego di manodopera regolare immigrata, anche perché questo mestiere pare che i locali non vogliano farlo, il recupero dei materiali di scarto, che viene stoccato – anche qui dopo battaglie campali – in scarrabili autorizzati al porto di Termoli e smaltiti come rifiuti speciali, fino al gesto di gettare in mare le cozze più piccole, in reti particolari.

Tutto su una imbarcazione di media grandezza, una catena di montaggio, che abbiamo anche documentato in video. Frutti di mare per tutti.

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